La magia è credere in se stessi: se riusciamo a farlo,
allora possiamo far accadere qualsiasi cosa
Johann Wolfgang von Goethe

GLI APPROCCI TEORICI

Programmazione Neuro Linguistica (PNL)

La Programmazione Neuro Linguistica (PNL), anche conosciuta come “la scienza dell’umana eccellenza” è in primo luogo comunicazione, anzi, buona comunicazione. Rivolta verso gli altri ma anche a se stessi.

Nasce da una mentalità, da un modo di pensare che è spesso anti-intuitivo rispetto alle nostre “abitudini” cognitive ed emotive, proponendo regole e tecniche che, se applicate con costanza e diligenza, ci permettono di gestire la nostra mente e, di conseguenza, il nostro modo di agire e reagire alle cose.

Offre strumenti per maturare capacità che ognuno di noi può sviluppare replicando le attitudini e strategie mentali giuste per raggiungere il successo in qualsiasi campo o attività desiderata

Aiuta le persone a comunicare con maggior efficacia, a cambiare comportamenti e credenze e a “modellarsi” sull'eccellenza, o a riprodurla più frequentemente e in diverse situazioni. Non si sostituisce ai trattamenti medici o terapeutici. 

Cambiare la prospettiva di osservazione di un evento non è solamente un enorme passo verso il proprio miglioramento personale ma provoca anche un immediato senso di benessere. 

La mente, come il corpo, ama essere allenata.

Nella vita, ognuno di noi si confronta con una realtà oggettiva, definita attraverso il linguaggio convenzionale comune con cui la descriviamo e definiamo ma, tutti noi filtriamo le informazioni generate esteriormente per creare una rappresentazione interiore o piuttosto una “ri-presentazione interiore” di ciò che pensiamo di aver sperimentato attraverso i cinque sensi, definendo, in questo modo, una percezione soggettiva della realtà, fatta di sensazioni, emozioni e pensieri personali che influenzano e guidano i nostri comportamenti.

Esistono cinque sistemi rappresentazionali (visivo, uditivo, cinestesico, olfattivo e gustativo), ai quali si aggiunge il dialogo interno che rappresentano i filtri con cui interpretiamo la realtà.

Usiamo tutti i sistemi rappresentazionali e ognuno di noi ne ha uno preferenziale.

Possiamo usare la nostra conoscenza dei sistemi rappresentazionali e dei predicati per costruire rapporti e comunicare più efficacemente con i singoli o con i gruppi di persone. Una enorme quantità di comunicazioni viene prodotta a livello non verbale, con il linguaggio del corpo e il tono della voce. La capacità di notare i sottili cambiamenti nella fisiologia delle persone e nel tono della voce si chiama acutezza sensoriale.  I processi chiave che usiamo per filtrare sono la cancellazione, la distorsione e la generalizzazione, che a loro volta si basano su linguaggio, credenze, valori, atteggiamenti, esperienze e filtri profondi. Dato che tutti filtriamo in modo diverso, è utile capire quali rappresentazioni interiori le altre persone possano essersi formate a partire dalla nostra comunicazione, in modo da poter regolare conseguentemente il nostro approccio con loro. 

È utile accettare anche il fatto che non sempre creiamo rappresentazioni interiori vantaggiose a partire dalle comunicazioni degli altri. Forti di questa consapevolezza, possiamo cominciare a esaminare le nostre reazioni e a usare alcune delle abilità della PNL per cercare modi alternativi di reagire. 

In PNL questi concetti sono espressi in 10 semplici passaggi: 

1  Noi non siamo passivi ricettori di stimoli. Viviamo in una realtà che noi stessi costruiamo istante per istante utilizzando i nostri strumenti biologici e cognitivi per ottenere “risultati interessanti”.

2 La realtà esiste solo come esperienza-che-si fa, non come un dato oggettivo. Noi non conosciamo “il territorio” ma solo una sua “mappa”.

3  Noi apprendiamo a utilizzare questi strumenti e a dare significato alle cose interagendo continuamente con gli altri esseri viventi. Non esiste un “io” senza un “noi”.

4° Ciò porta nel tempo alla formazione di “schemi di utilizzo” –sempre soggettivi ma in gran parte importati e/o condivisi – che pre-formano la struttura delle nostre esperienze: sono i programmi per “fare esperienza”.

5  Fare esperienza”, “dare significato” e “comunicare” sono aspetti inseparabili di un unico processo.

6° Il nostro stare bene o male rispetto a un evento non nasce dall'evento in sé, ma dal significato che gli diamo in base ai nostri schemi.

7° Dunque la qualità di un’esperienza non nasce “là fuori”. Dipende essenzialmente dal programma con cui la affrontiamo. Questo programma è strettamente collegato con l’assetto neurologico che per noi “è” l’esperienza.

8°  E’ possibile individuare e analizzare questo assetto neurologico utilizzando tre dimensioni più una: il corpo, il linguaggio, i pensieri. Le emozioni sono la quarta dimensione, che attraversa le altre tre.

9°  Tutto ciò apre la strada alla possibilità di migliorare la qualità delle nostre esperienze “ri-programmando” in modo più funzionale i livelli degli schemi che usiamo.

10°  Il linguaggio, opportunamente usato, è uno strumento efficace di “ri- programmazione”. E’ Programmazione 

Da qui, la definizione di: PNL: Programmazione: si riferisce al modo in cui si attivano le sequenze inconsce del nostro comportamento; Neuro: ricorda che questi processi provengono direttamente dal nostro cervello che li attiva attraverso i nostri cinque sensi; Linguistica: che è attraverso il nostro modo di comunicare, verbale e non verbale, che questi processi possono essere identificati e richiamati.

In altre parole: l’essere umano ordina e riproduce, tramite il linguaggio verbale e non verbale (linguistica), la propria esperienza interiore, che è il risultato del modo in cui il sistema nervoso centrale lavora (neuro), utilizzando i programmi biologici interni esistenti in lui per raggiungere i propri obiettivi consci e inconsci (programmazione).

I programmi biologici, sono un insieme di comportamenti che si esprimono in sequenza. Ogni programma è collegato con una specifica rappresentazione interna. Questa sequenza è strutturata e più o meno rigida. Se noi interrompiamo a sufficienza questo programma, questa interruzione inizierà a far parte del programma. Ogni programma può essere interrotto e modificato con un’altra sequenza, e diventare un nuovo programma. Cambiando il programma, cambia la rappresentazione interna.

Il nostro comportamento viene determinato da una serie di passi automatici programmati da reazioni inconsce. Ciò viene chiamato, strategia o modello.

La Mindfulness

“Mindfulness significa “consapevolezza”, prestare attenzione con intenzione, al momento presente, in modo non giudicante”. Si può descriverla come un modo per coltivare una più piena presenza all'esperienza del momento, al qui e ora.

Il lavoro trentennale di Jon Kabat-Zinn, professore di medicina presso l’University of Massachusetts ha avuto seguito in ambito medico e psicoterapeutico e, nel tempo, anche in ambito educativo e organizzativo come proposta di un vero e proprio stile di vita più salutare in quanto più consapevole. La sua applicazione fonda la sua efficacia nel potere liberatorio della consapevolezza. 

L’approccio deriva ed è basato sulla meditazione di consapevolezza e consiste nel proporre una pratica di meditazione adeguata all'esperienza di vita quotidiana. Praticare consapevolezza aiuta a maturare una capacità progressiva di maggiore presenza nel qui e ora, ci apre a esperienze inaspettate, alla ricchezza del momento presente, alla pienezza del vivere e quindi anche al suo lato “negativo”: il disagio, la sofferenza, il dolore. Ci insegna a non respingere e a non negare questa dimensione ma a farne motivo di crescita e di creatività. 

Non possiamo evitare il lato negativo della vita e allora la prospettiva della consapevolezza (mindfulness) ci offre una possibilità di entrare in relazione più diretta con il disagio e la sofferenza, imparare a rivolgere piena attenzione, a fare spazio anche a quello che non ci piace, che non vorremmo o che ci fa soffrire. Sembra un andare “contro natura” perché la tendenza automatica è fare esattamente l’opposto. Quando la sperimentiamo scopriamo che troviamo una possibilità sorprendente di fare spazio, di lasciar essere e quindi di essere meno condizionati, meno oppressi anche dalle condizioni che ci portano disagio. Ci mettiamo nelle migliori condizioni possibili per trovare, quando ci sono, le vie e i modi più efficaci per gestire o risolvere le cause di sofferenza. A volte anche attingendo a intuizione creative.

La Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI)

La psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) è la disciplina che studia le relazioni bidirezionali tra psiche e sistemi biologici.

Per sua natura la PNEI abbraccia ed eredita i vari contributi provenienti dalle rivoluzioni scientifiche nel campo della fisica, dell’endocrinologia, alla visione sistemica dell’immunologia in particolare sul network fra cervello e sistema immunitario.

All'interno del paradigma PNEI la psicologia e la psicoterapia rivestono un ruolo centrale in quanto in grado di produrre modificazioni biologiche nelle cellule nervose ed immunitarie: tutto ciò viene supportato dagli studi di epigenetica che dimostrano come l’espressione dei nostri geni può alterarsi pur conservando la medesima struttura del DNA.

La PNEI, una disciplina che si occupa delle relazioni tra psiche e i sistemi di regolazione fisiologica che costituiscono l’organismo umano: quello endocrino, quello nervoso e quello, appunto, immunitario.

La medicina occidentale ha iniziato ad indagare la connessione tra corpo e mente solo a partire dagli anni ’30, in seguito agli studi del medico austriaco Hans Selye sugli effetti dello stress nelle risposte psico-fisiche connesse all'intreccio dei tre apparati. 

Un elemento chiave dell’analisi sviluppata dalla PNEI è l’influenza diretta delle emozioni sul corpo. Quando la reazione emozionale è adattativa, utile e si associa ad uno stress fisiologico, non ha un significato patogeno; se, invece, le modalità di espressione emozionale sono sbilanciate, si verificano reazioni disfunzionali. Quando si analizza la portata delle alterazioni biologiche in risposta allo stress, si deve tenere conto non solo della presenza oggettiva di quest’ultimo (che di per sé può non essere dannoso), ma soprattutto dalle variabili individuali relative al soggetto, come la valutazione cognitiva dello stimolo stressante e la gestione di esso. 
Secondo l’approccio della PNEI, lo stretto legame tra la mente e il corpo è di tipo bidirezionale: le emozioni e lo stress agiscono sulla salute fisica e, a sua volta, la psiche influenza l’organismo stesso.

Lo stress stimola l’organismo a  produrre ormoni, tra i quali adrenalina e cortisolo. Quando di breve durata l’effetto è inizialmente positivo: il lieve rialzo ormonale potenzia l’azione immunitaria e attiva reazioni fisiche di adattamento e le capacità di concentrazione e di attenzione.

Quando, invece, la mente subisce situazioni di sofferenza emotiva prolungata nel tempo  (dolore, rabbia, risentimento, angoscia le stesse sostanze rilasciate, diventano tossiche attivando meccanismi dannosi: tra cui quello più importante la diminuzione o la soppressione della risposta immunitaria: depressione e ritardo nella sintesi di anticorpi, fino a fenomeni patologici, come lo sviluppo di autoanticorpi (es: malattie autoimmuni come tiroidite di Hashimoto o diabete mellito di tipo I).

L’attuale attività clinica conferma che gli stati emotivi negativi influenzano l’insorgenza e il decorso delle malattie. Questa visione della struttura dell’organismo che mette in connessione mente, stress ed immunità, ha permesso di sviluppare importanti metodologie terapeutiche basate sull'approccio integrato di terapie convenzionali con altre discipline. Inoltre la PNEI traccia nuovi percorsi sull'origine delle più importanti condizioni morbose, ampliando enormemente lo spettro delle strategie e delle possibilità di cura.

 

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